martedì 20 gennaio 2009

"E adesso siamo nel comincio" (H. Scherchen)

Intanto parliamo del nome: Musica Forte. Quirino Principe suggerisce di usare questo termine al posto di "musica classica", che in senso stretto indica solo la musica che va da quella dei figli di Bach al primo Beethoven. Musica Forte è quindi tutta la musica che si fa arte e non si atteggia ad arte, quella che innova, rompe gli schemi, non si adagia sui gusti del pubblico ma li fa evolvere, spinge a pensare, fa muovere i neuroni e, infine "ti cambia dentro".

Resta ora da definire meglio che cos'è la musica debole. Provo a identificarla con un esempio, conscio di far arrabbiare subito qualcuno. Questo esempio è Giovanni Allevi; vediamo perché.

Allevi suona benino, almeno le composizioni sue, che sono eccellenti jingle pubblicitari (ricordate la BMW?), ma poi... Poi diventa il profeta della "nuova musica classica"(e dagli con la "classica") e si erge a Mozart redivivo (lo fa intendere nella sua autocelebrativa autobiografia autistica). Fa il direttore d'orchestra (non lo è) agitando la bacchetta, massacrando Puccini di fronte alle camere riunite in estasi in diretta televisiva e infine attacca le sue banalità col risultato che i piccoli saggi di conservatorio del compositore di Lucca sembrano, al confronto, capisaldi immortali della storia della musica.

Confesso che tutte le volte che mi capita di ascoltare qualcosa di simile sogno che il fantasma di Frank Zappa passi di lì e faccia un rumoroso sberleffo: sarebbe un perfetto esempio di Musica Forte!

E' un ragazzo pulito e a modo, mette d'accordo le mamme e i media, così vende tanti dischi e addormenta le coscienze: bboni, statte bboni shhhhh.

In sintesi: musica debole è quella che non ha nulla da dire, quella che si mette come sottofondo nei supermercati o negli ascensori degli alberghi, quella che ti fa desiderare il silenzio.

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